Il multitasking spiegato in maniera semplice

Daniela Chiru
4 min readJul 5, 2022

Ogni giorno facciamo leva sulla nostra capacità di elaborare contemporaneamente più flussi di informazioni o di lavorare su più attività contemporaneamente senza pensare alle conseguenze, all’impatto sulle nostre energie.

In breve, pratichiamo il multitasking: rispondere alle e-mail mentre ascoltiamo una presentazione, finire di scrivere un report mentre rispondiamo al telefono o persino fare delle call mentre guidiamo in autostrada.
Crediamo che combinando due compiti finiremo prima che procedere separatamente.

La conseguenza del multitasking si traduce in una diminuzione notevole della capacità di filtrare le informazioni importanti.

Lo possiamo chiamare il paradosso del multitasking:
l’intenzione di andare più veloce produce a lungo termine una diminuzione dell’efficienza e un incremento della lentezza.

Non siamo nati per il multitasking

La mente è limitata da due grossi colli di bottiglia: la nostra attenzione e la nostra memoria di lavoro.

L’impatto di queste limitazioni naturali lo accusiamo di più adesso, dopo due anni e mezzo di stress prolungato, di incertezza e di cambiamenti repentini. Tuttavia, nel lontano 2011, i ricercatori del Center for Integrative and Cognitive Neurosciences della Vanderbilt University avevano identificato l’attenzione come uno dei colli di bottiglia cognitivi con più impatto sul processo decisionale.

Il team di ricerca afferma che:

Sebbene l’attenzione renda gestibile la grande quantità di informazioni sensoriali che incidono sui nostri sensi, lo fa ad un costo, poiché si traduce in colli di bottiglia che possono sia bloccare la consapevolezza, sia interrompere il processo decisionale per eventi rilevanti dal punto di vista comportamentale.

Il concetto di collo di bottiglia dell’attenzione che riguarda sia la percezione (gestione delle informazioni sensoriali) che il processo decisionale (agire dei comportamenti, fare scelte mirate) riceve supporto dalle indagini neurobiologiche.

I risultati delle ricerche attuali evidenziano un limite di capacità del nostro sistema di codifica adattativo nell’implementare più di un compito alla volta. Ad uno dei due non prestiamo attenzione consapevolmente e non siamo in grado di rispondere in modo appropriato ad eventi successivi.

La memoria di lavoro è il secondo grande collo di bottiglia cognitivo che limita la nostra mente.

Foto Credits Lim S-J, Fiez JA and Holt LL (2014)

I gangli della base (le aree colorate) sono la sede delle abitudini, degli automatismi. La corteccia prefrontale (l’area grigia sinistra) è la sede delle operazioni complesse, del pensiero logico.
Mentre i gangli della base hanno una capacità illimitata, la corteccia prefrontale ha un suo limite giornaliero che divide tra: memoria di lavoro, cosa portare fuori dall’inconscio e dalla memoria e cosa no, come ordinare e dare priorità ai numerosi pensieri che fluttuano continuamente.

La corteccia prefrontale, a differenza dei gangli della base, non ha il pilota automatico. Sollecitarla con attività cognitive complesse in modalità multitasking la manda in tilt.

Se desideriamo incrementare l’efficienza e l’efficacia, la qualità delle performance, dobbiamo monitorare insieme ai propri collaboratori quante volte sollecitano il cervello in modalità multitasking e iniziare ad alleggerire il carico.

Come ripristinare le risorse cognitive

Stiamo attenti a cosa mangiamo, quanto movimento facciamo, ma spesso ci scordiamo che il fitness serve anche al nostro cervello: un fitness psicologico.

Ecco tre strategie per ripristinare le risorse cognitive:

  • Un compagno di pensiero. Tempo fa, un collega e amico di Seriouswork si è offerto di essere il mio “thinking buddy”. Stavo lavorando ad un nuovo tool di facilitazione. L’ho condiviso con lui specificando che cercavo la semplicità.
    “No, infatti, è tutt'altro che semplice” mi disse. “Se cerchi un thinking buddy mi offro volentieri. Dimmi di più.”
    Un compagno di pensiero è colui che ti ascolta e ti aiuta a raccogliere e collegare le idee quando ti sei bloccato.
    Nutre e facilita i tuoi pensieri con domande o semplicemente ascoltandoti. Oltre al “thinking buddy”, puoi unirti a una community per discutere i tuoi progetti, porre domande, condividere i tuoi dubbi e raccogliere più approfondimenti.
  • Il tempo senza interruzioni. Invece di praticare un multitasking agonistico, blocca nel tuo calendario il tempo per completare le attività. Smetti di iniziare e inizia a finire. Potrà essere necessario dire qualche no…d’altronde il dono dell’ubiquità non è compatibile con l’essere umano. Se sei un leader, delegare potrebbe aiutare, a patto che non porti i tuoi collaboratori a praticare il multitasking. Se questo fosse l’impatto, più che delegare servirebbe un’organizzazione migliore dei carichi di lavoro.
  • La produttività consapevole. Ogni volta che ti accorgi di essere distratto o poco produttivo, riporta delicatamente la tua attenzione sul compito da svolgere. Se non funziona e la mente continua a distrarsi è segno che devi ricaricare le batterie.
    Riconosci e accetta questo limite: prenditi una pausa. Sarà più facile ritrovare la motivazione se sai quando fermarti.

    La vita è una sola…il cervello pure. Applica semplici strategie di fitness psicologico per incrementare la tua produttività senza creare stress inutile e senza mandare in tilt il cervello.

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Daniela Chiru

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