Come aumentare la motivazione al lavoro
La mente umana odia le attività non portate a termine, odia i compiti incompiuti.
Quando ascolti una canzone che viene interrotta all’improvviso, il flusso di pensieri rimane agganciato alla parte mancante. La mente si focalizza sul compito non completato.
Senza volere, stai compensando questa carenza continuando a canticchiare, ad immaginare le note e il ritmo, mentre provi a far ripartire la musica.
Rimetti la canzone, la finisci di ascoltare, e questo richiamo non si attiva più.
La mente va avanti, si sposta sulla prossima canzone oppure ti “consente” di focalizzarti sull’attività che stavi svolgendo, mentre la musica diventa solo un piacevole sottofondo.
Gli psicologi identificano questa tendenza a far evocare compiti e pensieri interrotti come effetto Zeigarnik.
Parole non dette, sentimenti non confessati, situazioni non chiarite, l’episodio della serie TV che finisce con un colpo di scena, sono tutti degli incompiuti.
L’effetto Zeigarnik
La ricerca dello psicologo Bluma Zeigarnik ha dimostrato che le attività incomplete provocano nell’essere umano una tensione psichica, che diventa uno stimolo persuasivo per finirle.
Finché un compito resta incompiuto, il cervello è in una posizione scomoda. La mente richiama i pensieri interrotti per ricordare al cervello cosa deve fare per tornare a “sentirsi a proprio agio”.
Non appena completata l’attività, questa tensione viene alleviata e il cervello permette che la mente si liberi, si concentri su altro.
I rimproveri dell’incompiuto
La tua mente odia i compiti incompiuti, ma odia ancora di più i rimproveri.
Ti sarà capitato di non riuscire a finire un compito nei tempi previsti.
Come ti sei sentito? Cosa ti hanno detto, come ti hanno fatto sentire?
Ti sarà capitato che una persona alla quale avevi delegato del lavoro non sia riuscita a finirlo.
Che approccio hai attivato? Sei stato comprensivo o hai ripetuto i gesti altrui?
L’incapacità di portare a termine un’attività viene considerata una forma di fallimento. Il fatto che un compito sia incompleto diventa una carenza del compito stesso, quanto della persona che non è stata in grado di completarlo.
Supponiamo che un impiegato non riesca a preparare un file, richiesto dal suo responsabile proprio a fine giornata lavorativa. È stanco, lo sforzo richiesto supera le sue energie, non è la prima volta che gli venga assegnato un compito urgente e importante da sbrigare velocemente a fine giornata.
In contesti dove la psychological safety è assente, dire “rimandiamo a domani”, potrebbe etichettarlo come non adeguato, non in grado di svolgere il compito.
I rimproveri non alleviano lo stress e non sono per niente motivanti.
Il focus della comunicazione si sposta sul colpevole, mentre il problema reale è ben altro (carichi di lavoro, gestione del tempo, accesso alle informazioni ecc).
In più, l’effetto retroattivo di un messaggio o di un’azione negativa su chi li ha promossi difficilmente migliora: l’impiegato troverà colpe da assegnare al responsabile per il lavoro incompiuto. La frustrazione e l’irritazione impatteranno sulla qualità della relazione tra i due e, di conseguenza, sul benessere.
L’effetto Hemingway
La tua mente odia i compiti incompiuti, ma odia ancora di più gli sforzi esagerati.
Alcuni studiosi si sono appassionati all’argomento e hanno intrapreso varie ricerche per capire come e quando guidare la mente verso pensieri liberatori, per non affaticare il cervello con rimproveri e sensi di colpa.
I risultati sono stati sorprendenti:
Fermarsi prima di finire le proprie energie, rimandare la fine di un compito, attiva la motivazione intrinseca.
Si chiama effetto Hemingway.
Il motivo per il quale porta il nome del famoso scrittore americano, lo troviamo nella risposta dello scrittore durante un’intervista.
Alla domanda “Quanto si dovrebbe scrivere in un giorno?”
Hemingway risposse:
“Il modo migliore è fermarsi quando stai andando bene e quando sai cosa succederà dopo. Se lo fai ogni giorno non sarai mai bloccato “.
Questo consiglio indica che ci sono delle condizioni che richiedono un’incompletezza dell’attività per ottenere un effetto benefico.
Per uscire dal mondo della scrittura e parlare di altre tipologie di lavoro, le condizioni che completano il lato positivo dell’incompiuto sono:
- che la persona sia ragionevolmente vicino al completamento del compito,
- che la persona possa percepire che è alla sua portata completarlo con successo,
- che la persona sia consapevole nel qui e nell’ora che per finirlo in modo eccellente ha bisogno di energie di cui non dispone più.
Di conseguenza, nel rispetto del proprio benessere e del lavoro ben fatto rimanda a domani.
Il desiderio di finire che sfinisce
Avete presente quel non staccarsi dal computer mentre si sta lavorando da casa? Scordarsi le pause, il senso di colpa o del dovere e quella necessità impellente di finire nonostante sia l’ora di cena?
“Prima il dovere, poi il piacere” ce lo troviamo cucito addosso e non sempre risulta benefico per il nostro cervello.
Paradossalmente, l’effetto Zeigarnik e la necessità di finire a tutti i costi, porta una mancanza d’ascolto verso se stessi. Non ci sono le energie per continuare, ma la mente trasmette l’urgenza di finire. Lo stress negativo aumenta insieme alla stanchezza mentale. Le emozioni, negative anche loro, limiteranno il nostro desiderio di continuare a lavorare il giorno dopo, e il giorno dopo ancora.
Preservare le energie è essenziale per l’essere umano.
Stabilisci dei limiti al tuo orario di lavoro da remoto
La mente ama le sfide.
L’equilibrio tra lavoro e riposo è fondamentale per combattere la fatica mentale. Il tempo dedicato al gioco, ai compiti creativi, al movimento all’aperto, aiutano la mente a staccare, ricaricano il cervello di emozioni positive e ripristinano la motivazione e la concentrazione.
Se ti sembrasse non importante o superficiale ritagliarti del tempo per te, sappi che in realtà stai curando mente e corpo assicurando il flusso di energie necessarie per raggiungere gli obiettivi, prendere decisioni, apprendere ed evolversi.
La tua mente odia tante cose, però ama le sfide.
Devi solo individuare la sfida giusta, che non sempre è quella di finire un compito.
La vera sfida è:
la ricerca di un modo di essere più autentico e passare al prossimo stadio della coscienza umana, tramite l’evoluzione delle nostre abilità cognitive, morali e psicologiche di gestione del mondo.
Belle ed incompiute
Sinfonia n. 8 di Schubert: la tonalità dell’Incompiuta è inusuale per una sinfonia del periodo classico per questo e costituisce un sintomo dell’incipiente transizione al romanticismo. Questa composizione è considerata la prima sinfonia romantica dimostrando che l’incompiuto possa diventare l’inizio di un’evoluzione, di un cambiamento.
L’adorazione dei magi: il dipinto iniziato da Leonardo nel 1481 per il monastero di San Donato a Scopeto e lasciato incompiuto. Per gli appassionati d’arte è una magica opportunità di scoprire come lavorava Da Vinci. Il Maestro accennava la trama del dipinto direttamente sulla tavola, senza ricorrere a taccuini.